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INTERVISTA A GIANLUCA MINCHILLO "Me vs Photography"

Elisa Contessotto nel suo blog "Me vs photography" ha gentilmente chiesto di intervistarmi.

Voglio quindi riportare l'intervista intitolata "Me vs Gianluca Minchillo" ed invitare tutti a visitare il suo blog che personalmente mi è piaciuto molto e che ho trovato molto interessante e che dire, sono davvero felice di leggere la mia intervista in mezzo a quelle di altri fotografi che reputo dei "giganti" della fotografia.


Alessandra Ambrosio sul Red Carpet di Cannes 77
Alessandra Ambrosio sul Red Carpet di Cannes 77

Cosa ha ispirato la tua transizione dal design grafico alla fotografia?

Si cresce, si cambia e quel mondo molto asettico che costruivo spesso da solo dietro a un pc non mi rappresentava più. La fotografia è arrivata nella mia vita come un salvagente e ha illuminato una strada, da subito ho capito che dovevo percorrerla.

Nella tua bio parli di un corso di fotografia che ha dato una svolta alla tua carriera: puoi parlarmene?

Parlo proprio di quel momento, in cui la mia vita era arrivata a un punto in cui necessitava di un cambiamento radicale, mi iscrissi a un corso base di fotografia e immediatamente capii che in mano non avevo una macchina fotografica ma una chiave che avrebbe potuto aprirmi tantissime porte.

Quali sfide hai affrontato quando hai iniziato la tua carriera nella fotografia e come le hai superate?

L’inizio non è mai semplice, personalmente ho avuto l’opportunità di potermi dedicare alla fotografia contestualmente al mio lavoro di grafico per circa 2 anni, dedicavo ogni minuto libero ed ero affamato di sapere e imparare sempre di più. Forse la sfida più grande all’inizio è il sentirsi all’altezza di ciò che si sta facendo, la sicurezza è molto importante, ma non avendo maturato la giusta esperienza bisogna compensare necessariamente con altro, nel mio caso credo di averlo fatto con l’onestà, l’ambizione e il coraggio di rischiare, questi tre ingredienti me l’hanno fatta raggiungere nel tempo.

Come affronti un nuovo progetto fotografico, dal concetto alla realizzazione?

All’inizio mi preparavo molto, poi puntualmente non facevo nulla di ciò che avevo pensato oppure mi deludeva rispetto a cose nate al momento, pertanto ora dipende dai servizi ma tendo a non arrivare sul set con delle idee prefissate. Mi trovo pienamente d’accordo con Oliviero Toscani quando dice che le idee le cerca chi non le ha.

Qual è stato il tuo servizio fotografico più memorabile fino a oggi e perché?

Mi piace parlare di esperienza, credo che il servizio fotografico debba sempre essere la naturale conseguenza di un’esperienza. In pochi anni ho vissuto davvero tantissimi momenti di gioia grazie a questo mestiere, forse una delle più grandi è quando ho fotografato per la prima volta il red carpet della Mostra del Cinema di Venezia per Rolling Stone Italia. Era un sogno talmente grande che non l’avevo nemmeno sognato, quando mi arrivò questa proposta capii che dovevo necessariamente essere all’altezza e superare tutti i limiti per essere anche qualcosa in più.

Come mantieni la creatività e l’innovazione nel tuo lavoro, soprattutto con clienti in ambito pubblicitario?

Penso sia importante tenere sempre a mente l’identità del cliente ma senza snaturarsi, spesso i miei clienti mi somigliano come stile, target, mi piace pensare che ci si scelga a vicenda, quando è così è tutto più semplice e non serve convincere nessuno di quello che si sta facendo.

In che modo il lavoro con clienti e celebrità di alto profilo ha influenzato la tua carriera?

Penso che il regalo più bello da fare a una celebrità quando si lavora insieme sia approcciarsi come se fosse una persona comune, con rispetto e conoscendo il suo lavoro ma senza fare nulla di diverso rispetto ad un altro cliente. Quindi cerco di avere lo stesso modo di pormi con tutti, è importante per dare il meglio possibile. Un professionista deve essere in grado di fare questo.

Quale ruolo gioca Venezia nella tua fotografia, sia come location che come fonte di ispirazione?

Da Venezia mi sono volutamente allontanato, la mia storia personale è legata per forza di cose alla città ma allo stesso tempo la vivevo come un peso da portare sulle spalle, è talmente protagonista che ruberebbe la scena a chiunque, nelle mie foto invece voglio cercare di rendere protagoniste le emozioni apparentemente nascoste che ognuno di noi ha.

Puoi raccontarci della tua esperienza nel fotografare grandi eventi come la Mostra del Cinema di Venezia e il Festival di Cannes?

Si entra praticamente in un’altra dimensione, è surreale, è una bolla molto concentrata dove possono accadere più cose in quei 10 giorni che in tutto il resto dell’anno, mentre si vivono sembra tutto estremamente normale, poi finisce e ci si accorge che è solo una parentesi ma può dare il via ad altre bellissime esperienze. Le emozioni che il red carpet regala, la consapevolezza mista ad incredulità di esserci, sono davvero tante.

Come vedi l’evoluzione futura della fotografia commerciale, soprattutto con i progressi tecnologici e l’AI?

Penso che la tecnologia non debba mai spaventare ma allo stesso tempo non vada ignorata. Nella storia della fotografia ha portato rivoluzioni e cambiamenti continui. Oggi la professione di fotografo degli anni ’70 non esiste più. Molto probabilmente alcune cose verranno totalmente soppiantate dall’ai ma il rapporto umano no, le vibrazioni che proviamo quando viviamo un momento importante e quando lo riviviamo nel ricordo attraverso un’immagine non potranno mai essere sostituiti.

Quali progetti o obiettivi hai per il futuro e come pensi di realizzarli?

Obiettivi tanti, ben definiti e sto lavorando per realizzarli. Dico sempre che non importa quando, ciò che conta è raggiungerli e ammetto che la testa dura non mi manchi.

Intanto sto pensando alla prossima Mostra del Cinema di Venezia, lavorando su alcune cose che vorrei realizzare in quei giorni, poi vorrei seguire anche il festival del cinema di Roma che ancora non ho fatto e la fashion week milanese entrando nelle sfilate di moda più prestigiose.

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