Come approcciarsi alla committenza
Indipendentemente dal genere fotografico che si sta affrontando, se sei un professionista ti troverai sempre ad aver a che fare con un committente, azienda o privato che sia. Spesso è una croce per molti fotografi perchè si sa, aver a che fare con i clienti non è sempre facile. Mi viene in mente una frase di Oliviero Toscani che disse: ognuno ha i clienti che merita. Sono d’accordo, nel senso che spesso sono i clienti a scegliere i professionisti a cui rivolgersi ma se vogliamo fare un salto di qualità, dobbiamo essere in grado di sceglierci i clienti con cui vogliamo lavorare, solo così la committenza potrà essere solo delizia e non più croce.
In questo articolo parliamo nello specifico di fotografia pubblicitaria, un genere che conosco bene e che ne comprende molti altri, per fotografia pubblicitaria infatti si intende quella fotografia finalizzata a promuovere un prodotto o un servizio, quindi potrebbe essere uno still life, un interno, una foto lifestyle, una foto di moda e tanto altro.
Naturalmente essere un fotografo pubblicitario non significa necessariamente essere un esperto di tutti questi generi, ognuno può avere la propria specializzazione e lavorare quindi maggiormente in un settore specifico, penso ai fotografi di moda che non fanno interni e viceversa.
Ma la committenza è un problema? Aver a che fare con i clienti può davvero far passare la voglia di fare questo bellissimo mestiere?
Qui mi viene in mente la storia di Michelangelo che andò da Papa Giulio II proponendosi come scultore per la sua tomba, Giulio II rispose che prima doveva affrescare la Cappella Sistina, Michelangelo disse che lui era uno scultore ma il Papa non si arrese e la spuntò regalando all’umanità uno dei capolavori più grandi della storia dell’arte, probabilmente irripetibile.
In questo aneddoto penso ci sia l’essenza di ciò che dovremmo fare: indipendentemente dalla richiesta del cliente dobbiamo riuscire a fare molto più del possibile, il nostro impegno deve essere assoluto e dovremmo voler sempre lasciare il nostro cliente meravigliato e stupito del nostro lavoro.
Questo non significa assecondare ogni richiesta o peggio ancora ogni idea creativa che non sia nostra, anzi dobbiamo difendere “con la vita” la nostra creatività e le nostre idee e soprattutto dobbiamo imparare a mettere dei confini, dei paletti. Ogni essere umano vuole biologicamente dei confini, senza si perde. Pensateci un attimo: preferite camminare in un sentiero o in una prateria? Dove vi sentite più sicuri?
Il cliente è un essere umano e saper impostare subito il giusto riconoscimento dei ruoli è fondamentale per la riuscita della collaborazione, credetemi: è esattamente ciò che vuole anche quando vi apparirà ostile e cercherà di prevaricare.
Assecondate le sue richieste ed esigenze guidandolo, non abbiate paura nel dire di no, non fate qualcosa che non credete valido solo perchè ve lo ha chiesto, siate onesti e sinceri. Solo così guadagnerete la sua fiducia. A questo punto date il massimo, cercate di stupirlo rispettando le sue richieste e mettendo sempre qualcosa di vostro, siate originali e fate qualcosa che altri non hanno fatto. In fin dei conti l’obiettivo è quello di farlo ritornare, se non fate la differenza avrà sempre tante alternative a voi.
Conclusioni
Nelle conclusioni voglio accennare alla questione prezzo. Quanto è giusto farsi pagare in fotografia pubblicitaria? Non c’è una risposta, non ci sono delle tariffe standard. Ci sono molti fattori che determinano un onorario ma un consiglio ve lo voglio dare: fatevi pagare quello che ritenete giusto. Se offrite un preventivo di 1.000 euro e il cliente vuole la stessa cosa a 500 euro significa che voi svenderete il vostro lavoro e lui ne attribuirà un valore pari alla metà di quello reale. Inoltre dimostrerete che oggi può dimezzare il vostro costo, domani magari ridurlo ancora e torniamo all’errore più grande che tu possa commettere: non mettere confini.
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