Un’esperienza appena vissuta mi ha fatto pensare a un aspetto fondamentale della fotografia, indipendentemente dal genere fotografico a cui ci si sta approcciando, cosa realmente ti fa scoppiare di gioia quando vedi il risultato? Rispondendo di getto si potrebbe dire l’estetica, se una fotografia è fatta bene tecnicamente, risulta bella ai nostri occhi e per il nostro gusto, siamo contenti. Non posso negare che una parte di questo sia vero e riguarda tutti ma chi mi conosce sa che non sono proprio fatto per fermarmi al primo pensiero. Potremmo aggiungere che se piace ad altre persone e magari alla persona interessata nel caso di un ritratto, la nostra soddisfazione aumenta. Indubbiamente ma facciamo ancora uno sforzo: potrebbe procurarci piacere se comunica qualcosa, un’emozione, se racconta un fatto, un evento o uno stato d’animo. Qui stiamo davvero aggiungendo carne al fuoco e se arriviamo a fare questo posso assicurarti che la gioia che proverai nel vedere la foto finale sarà molta.
La finiamo qui? Siamo davvero felici e soddisfatti così? Accontentarmi per fortuna o purtroppo non fa parte del mio universo. Dovrai leggere l’articolo fino alla fine per capire cosa personalmente mi fa provare quel brivido indescrivibile quando sento di aver centrato il bersaglio.
Era un giorno di inizio Marzo, il cielo ancora denso di nubi stava salutando il temporale che aveva avvolto le strade di Roma, il sole stava prendendo coraggio e alle ore 15 nella meravigliosa cartolina della terrazza del Pincio aspetto Nicol, che arriva dalla parte opposta accompagnata dalle musiche di Frank Sinatra che un ragazzo munito di amplificatore e microfono, stava cantando. Ci iniziamo a conoscere e come sempre faccio prima di fare un ritratto, parlo e faccio raccontare qualcosa di se, chiedendo le curiosità che ho di quella persona, senza essermi preparato nulla e vivendo totalmente il presente, racconto qualcosa di me e del mio modo di vedere la fotografia.
Quando capisco che è il momento, tiro fuori la macchina fotografica e inizio a scattare, immediatamente cambia espressione ed entra nella parte della modella/attrice, bravissima, solare, simpaticissima, ironica, una gioia per chiunque la possa incontrare e fotografare, dentro di me però provo un piacere spaccato a metà, sentivo che stavo facendo delle bellissime foto, lo scenario era magico, lei superlativa ma io cosa stavo facendo? Mi stavo semplicemente limitando a cogliere i momenti migliori, le inquadrature migliori, avevo dentro di me la sensazione che quelle foto sarebbero venute fuori allo stesso modo indipendentemente da chi ci fosse stato li di fronte a lei. Lei era così con chiunque le puntasse una fotocamera davanti agli occhi.
Ci spostiamo e cerco di “guidare” lo shooting come faccio sempre, le lascio fare ciò che stava facendo, sapendo che al momento giusto avrei ruotato la clessidra, non avevo però idea di come farlo. Ci sediamo su una panchina uno di fronte all’altra e guardandola negli occhi le dico:” Sei davvero bravissima, quello che fai, come ti muovi, è tutto bellissimo e tu lo sai fare davvero bene…io però voglio vedere anche le ombre e non solo le luci”.
Improvvisamente mi guarda con aria incredula, emozionata e felicemente commossa, le lacrime le salgono agli occhi con una velocità che mi lasciano senza parole, capisco immediatamente che vuole “darmi” questo momento, questo lato di se, me lo ero guadagnato, lo avevo visto, avevo letto tra le righe, non le era mai successo prima, nonostante avesse fatto molti servizi fotografici. Scatto una sequenza di foto, poche, forse una decina. In quelle fotografie c’era il mio incontro con lei, c’era il mio, unico e personalissimo Ritratto.
Conclusioni
Cosa mi provoca un’emozione e una gioia immensi? Fare la mia fotografia, la mia e di nessun altro, raccontare qualcuno com’è indipendentemente da te stesso ho capito che è come vivere l’esperienza a metà, trovare il coraggio di fare la propria fotografia, metterci dentro qualcosa di se, del proprio modo di essere, della propria visione, significa esserci, guardare un ritratto e vedere anche po’ se stessi e questa cosa è unica.
Ogni volta che mi trovo “ingabbiato” e percepisco che non sto riuscendo, ci penso, soffro un po’ e questo malessere mi da il coraggio di osare, mi fa passare la paura e il timore di fare o dire qualcosa che l’altra persona non si aspetta. Posso assicurarti che ogni volta che ho trovato questo coraggio, sono stato premiato e chi lo ha vissuto dall’atra parte mi ha ringraziato.
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