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VENEZIA, LA LUNA E TU

Fare il fotografo professionista a Venezia

“Venezia, la luna e tu” è il titolo di un vecchio film con Alberto Sordi, ammetto di averlo guardato incuriosito dal titolo, ogni volta che lo sentivo nominare ne rimanevo affascinato. Anche il film mi aveva divertito molto e soprattutto mi era piaciuto vedere com’era Venezia molto prima che io nascessi, come alcune cose fossero completamente diverse ed altre identiche e molto probabilmente non cambieranno mai. Ovviamente non voglio parlare del film e nemmeno farne una recensione, voglio solo partire dal titolo per parlare di com’è fare il fotografo professionista a Venezia, quanto questo luogo possa influenzare, condizionare e delineare una strada professionale ed artistica. Venezia è il luogo, la luna è l’ispirazione e tu sei tu o sono io nel mio caso.

Sono nato e cresciuto in pieno centro storico a Venezia e quando lo dico a qualcuno di altre città vedo la meraviglia negli occhi, effettivamente penso di avere avuto una grande fortuna ad essere nato in una città così unica. Girando un po’ mi sono reso conto di quanto sia realmente così anche se da dentro si tendono a vedere maggiormente i difetti.

Ma quanto ha condizionato il mio percorso fotografico?


Riva degli Schiavoni - Venezia
Riva degli Schiavoni - Venezia

Quando ho cominciato a fare le prime fotografie mi esercitavo andando in giro per la città, cercando un’ispirazione, qualcosa che potesse incuriosirmi e allo stesso tempo piacere agli altri. Questo è l’errore più grande si possa commettere: andare in cerca del consenso. Un artista dovrebbe sempre ricercare ciò che lo rappresenta e ciò che fa vibrare delle emozioni a se stesso, altrimenti non potrà mai conquistare la curiosità delle altre persone. L’entusiasmo è un sentimento contagioso e per farlo provare devi provarlo tu per primo all’ennesima potenza.

Ma all’inizio è tutto avvolto dalla nebbia, si cammina come in una città che non si conosce: avanti e indietro senza sapere dove andare, ci si perde, poi si torna indietro e la direzione giusta è solo una sensazione, nessuno te la può indicare.

Così ben presto capii che volevo scollare Venezia dalle mie fotografie, non volevo che fossero sempre il mio soggetto, perchè Venezia è talmente preponderante che anche in un ritratto ambientato o in una fotografia pubblicitaria dove il soggetto è un altro, si prende sempre tutta la scena.

Lo sto realizzando in questo momento che nelle mie foto Venezia c’è in una percentuale bassissima, o non si capisce dove sono state scattate o sono fatte in altre città come Roma, Milano. Città che forse mi hanno sempre regalato l’illusione di essere un fotografo italiano e non veneziano.

La maggior parte dei fotografi professionisti a Venezia lavorano con i turisti, con i matrimoni, con le piccole realtà locali legate all’artigianato oppure durante i grandi eventi come il Carnevale.

Su alcune cose c’è poco da fare, ci siamo cascati tutti, non lo dico come critica o pentimento perchè ogni tappa fa parte del percorso individuale però ho sempre avuto una visione differente: ho sempre cercato di capire cosa realmente volessi fare e cosa mi fa stare bene, guardando sempre l’orizzonte senza mettere confini, i sogni e le ambizioni non possono averne.

Rimanere radicati in un luogo scegliendo solo tra le possibilità che offre non la considero una scelta ma una costrizione che noi stessi ci imponiamo.


Conclusioni

La foto che ho scelto per questo articolo è stata la prima foto che ricevette dei complimenti. Scattata durante il corso base di fotografia a cui mi ero iscritto e che accese la miccia di quello che sarebbe stato il mio Big Bang.

Li capii che alcune cose non mi rappresentavano per niente e non aveva senso far finta che mi piacessero ma in qualche modo mi indicò anche quale fosse il sentiero da percorrere: dovevo fotografare le persone, raccontare le loro storie, i loro pensieri detti e tenuti nascosti, dovevo fotografare il nostro incontro, il cambiamento che questo inevitabilmente avrebbe provocato.

Nascere e vivere a Venezia traccia per forza di cose una strada, ne delinea anche una tentazione a percorrerla, è come una spinta che vuole riportarti li quando ti stai allontanando ma io sono testardo e amo, anzi pretendo di scegliere: la strada da camminare la voglio disegnare a mia immagine e somiglianza e non percorrerla solo perchè è la più ovvia.

Quindi anche tu se sei nato e vivi in una città dove credi che il mercato fotografico penda tutto da una parte inizia a guardare l’orizzonte, spalanca le braccia verso l’infinito e costruisci la tua splendida e personalissima strada.


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