top of page

Risultati di ricerca

21 elementi trovati per ""

  • FAI SEMPRE LA TUA FOTOGRAFIA

    Quando ho fatto la mia fotografia a Nicol Angelozzi Un’esperienza appena vissuta mi ha fatto pensare a un aspetto fondamentale della fotografia, indipendentemente dal genere fotografico a cui ci si sta approcciando, cosa realmente ti fa scoppiare di gioia quando vedi il risultato? Rispondendo di getto si potrebbe dire l’estetica, se una fotografia è fatta bene tecnicamente, risulta bella ai nostri occhi e per il nostro gusto, siamo contenti. Non posso negare che una parte di questo sia vero e riguarda tutti ma chi mi conosce sa che non sono proprio fatto per fermarmi al primo pensiero. Potremmo aggiungere che se piace ad altre persone e magari alla persona interessata nel caso di un ritratto, la nostra soddisfazione aumenta. Indubbiamente ma facciamo ancora uno sforzo: potrebbe procurarci piacere se comunica qualcosa, un’emozione, se racconta un fatto, un evento o uno stato d’animo. Qui stiamo davvero aggiungendo carne al fuoco e se arriviamo a fare questo posso assicurarti che la gioia che proverai nel vedere la foto finale sarà molta. La finiamo qui? Siamo davvero felici e soddisfatti così? Accontentarmi per fortuna o purtroppo non fa parte del mio universo. Dovrai leggere l’articolo fino alla fine per capire cosa personalmente mi fa provare quel brivido indescrivibile quando sento di aver centrato il bersaglio. Portrait Nicol Angelozzi Era un giorno di inizio Marzo, il cielo ancora denso di nubi stava salutando il temporale che aveva avvolto le strade di Roma, il sole stava prendendo coraggio e alle ore 15 nella meravigliosa cartolina della terrazza del Pincio aspetto Nicol, che arriva dalla parte opposta accompagnata dalle musiche di Frank Sinatra che un ragazzo munito di amplificatore e microfono, stava cantando. Ci iniziamo a conoscere e come sempre faccio prima di fare un ritratto, parlo e faccio raccontare qualcosa di se, chiedendo le curiosità che ho di quella persona, senza essermi preparato nulla e vivendo totalmente il presente, racconto qualcosa di me e del mio modo di vedere la fotografia. Quando capisco che è il momento, tiro fuori la macchina fotografica e inizio a scattare, immediatamente cambia espressione ed entra nella parte della modella/attrice, bravissima, solare, simpaticissima, ironica, una gioia per chiunque la possa incontrare e fotografare, dentro di me però provo un piacere spaccato a metà, sentivo che stavo facendo delle bellissime foto, lo scenario era magico, lei superlativa ma io cosa stavo facendo? Mi stavo semplicemente limitando a cogliere i momenti migliori, le inquadrature migliori, avevo dentro di me la sensazione che quelle foto sarebbero venute fuori allo stesso modo indipendentemente da chi ci fosse stato li di fronte a lei. Lei era così con chiunque le puntasse una fotocamera davanti agli occhi. Ora è il momento per fare la tua fotografia Ci spostiamo e cerco di “guidare” lo shooting come faccio sempre, le lascio fare ciò che stava facendo, sapendo che al momento giusto avrei ruotato la clessidra, non avevo però idea di come farlo. Ci sediamo su una panchina uno di fronte all’altra e guardandola negli occhi le dico:” Sei davvero bravissima, quello che fai, come ti muovi, è tutto bellissimo e tu lo sai fare davvero bene… io però voglio vedere anche le ombre e non solo le luci ”. Improvvisamente mi guarda con aria incredula, emozionata e felicemente commossa, le lacrime le salgono agli occhi con una velocità che mi lasciano senza parole, capisco immediatamente che vuole “darmi” questo momento, questo lato di se, me lo ero guadagnato, lo avevo visto, avevo letto tra le righe, non le era mai successo prima, nonostante avesse fatto molti servizi fotografici. Scatto una sequenza di foto, poche, forse una decina. In quelle fotografie c’era il mio incontro con lei, c’era il mio, unico e personalissimo Ritratto . Conclusioni Cosa mi provoca un’emozione e una gioia immensi? Fare la mia fotografia, la mia e di nessun altro , raccontare qualcuno com’è indipendentemente da te stesso ho capito che è come vivere l’esperienza a metà, trovare il coraggio di fare la propria fotografia, metterci dentro qualcosa di se, del proprio modo di essere, della propria visione, significa esserci, guardare un ritratto e vedere anche po’ se stessi e questa cosa è unica. Ogni volta che mi trovo “ingabbiato” e percepisco che non sto riuscendo, ci penso, soffro un po’ e questo malessere mi da il coraggio di osare , mi fa passare la paura e il timore di fare o dire qualcosa che l’altra persona non si aspetta. Posso assicurarti che ogni volta che ho trovato questo coraggio, sono stato premiato e chi lo ha vissuto dall’atra parte mi ha ringraziato. E ora anche tu quando ti troverai in questa situazione penserai soltanto di fare la tua fotografia .

  • IL POTERE DELLA LUCE IN FOTOGRAFIA

    Inizia a domarla per non essere domato Si dice che un fotografo sia un pittore che dipinge con la luce , siete d’accordo? Personalmente si anche se la frase è molto romantica per capire esattamente cosa significhi. Indipendentemente dal genere fotografico, la luce è un elemento fondamentale in una fotografia ma queste sono cose che si sanno, vi siete mai chiesti perchè? Perchè la luce ha così importanza? Ora vediamo di scoprirlo. Se vogliamo, la luce è esattamente l’opposto del buio, senza luce ogni cosa non sarebbe visibile, quindi la fotografia sarebbe solo un rettangolo nero. Fin qui è chiaro che la luce serva ad illuminare. Sicuramente ma questo è solo ciò che appare in superficie. Qui prenderò in prestito una frase del mio “faro”, di colui che ha letteralmente illuminato il mio percorso fotografico, Toni Thorimbert: “ La luce non serve per illuminare, serve per raccontare ”. Che meraviglia, una frase bellissima e legata a un workshop che ho avuto il piacere di fare one to one con lui. Ma cosa significa questa cosa? Che si stia facendo un ritratto, uno still life, un interno o un paesaggio la luce racconta una suggestione. Prendiamo ad esempio un paesaggio di montagna, fotografarlo a mezzogiorno col sole splendente non sarà come al tramonto, così come di notte quando le stelle saranno visibili, il paesaggio sarà lo stesso ma la luce ne avrà raccontato 3 versioni diverse e se vogliamo per restituire un paesaggio meditativo, dove i pensieri si fanno più profondi viene da se che l’immagine più coerente sarà quella notturna. Questo accade anche per altri generi fotografici, che si tratti di luce naturale o artificiale abbiamo infinite possibilità di racconto, è come per uno scrittore avere a disposizione tutte le parole della propria lingua, sceglierà quali usare in base al tipo di romanzo che vuole scrivere: un libro per bambini non avrà le stesse parole di un giallo. L'enorme potere della luce in fotografia Spesso nell’epoca moderna in cui la fotografia è diventata “semplice” ed accessibile a tutti vediamo “racconti scritti con parole sbagliate, fiabe per bambini scritti con parole cruente”. Questo nel ritratto trova veramente un’infinità di possibilità e si sa: più le possibilità aumentano, più è come se diminuissero perchè scegliere tra 5 alternative è facile, farlo tra 5 milioni è praticamente impossibile. Quindi come fare per riuscire a domare la luce e non essere domati da lei ? Il mio suggerimento è quello di pensare a cosa si vuole raccontare, nel caso del ritratto qual’è il racconto della persona che si vuole dare, pensare a degli aggettivi che la contraddistinguono o che noi vediamo in lei e a come la luce possa raccontarli. Per fare un esempio se stiamo fotografando una persona che ci sta trasmettendo felicità non sceglieremo una luce cupa, di trequarti o un controluce, sceglieremo una luce diretta che illumini bene il suo volto e che lo renda radioso. Conclusioni Lo so a cosa stai pensando, non è facile. Niente è semplice e direi che nella vita le cose più belle sono anche le più difficili , quelle che danno maggior soddisfazione ci costano più fatica. Sicuramente dovrai allenarti molto ma del resto anche i più bravi atleti si allenano duramente ogni giorno e per parecchie ore al giorno. Quando però vedrai che la luce racconta ciò che vuoi raccontare come un romanzo scritto con le parole giuste, sentirai una sensazione di armonia, tutto sarà in ordine e al posto giusto. Capirai anche che prima scattavi delle fotografie usando la luce in modo approssimativo, casuale, finalmente avrai in mano gli strumenti che contano davvero e la cosa bella è che in fondo li hai sempre avuti ma ignoravi come usarli. La luce ha un potere enorme , è un peccato sfruttarlo parzialmente, in fondo se un fotografo è un pittore che dipinge con la luce, perchè smentire queste bellissime parole.

  • IL VIAGGIO DEL RITRATTO FOTOGRAFICO

    Ingredienti segreti: tutto ciò che nessuno ti ha mai detto sul ritratto fotografico Il ritratto è un genere fotografico molto amato, esiste da prima della nascita della fotografia, molti nobili, papi e re infatti commissionavano agli artisti dell’epoca, un loro ritratto (dipinto), con la nascita della fotografia tutto è stato più semplice ed immediato e l’immediatezza che negli anni ha raggiunto la massima capacità tecnica, ha dato il via a numerose possibilità tecniche e realizzative ma in tantissimi ignorano il potenziale che ha questo atto. Il viaggio del ritratto fotografico Un ritratto si può fare in infiniti modi , in fin dei conti si tratta solamente di fotografare una persona che incontriamo. Pensiamoci bene: chiunque si sia approcciato almeno una volta al ritratto si è limitato a premere un pulsante, magari preoccupandosi che la persona davanti a noi sorridesse, fosse ben pettinata e con uno sfondo gradevole, che la luce fosse sufficiente ad illuminarle il volto correttamente e fine. Mi verrebbe da dire che è corretto, non c’è niente di sbagliato in tutto questo, è come avere in mano dei pomodori e fare semplicemente una pasta al pomodoro, è il piatto in assoluto più semplice ma tutti sappiamo che anche per fare una semplice pasta al pomodoro bisogna impegnarsi per farla bene, ci sono tante variabili che possono farla diventare buonissima o immangiabile. Già farla bene siamo a un livello che non è basico ma ti posso assicurare che con solo dei pomodori ho mangiato un piatto stellato, era un’insalata di pomodori fatta da 7 tipologie di pomodori differenti in varie consistenze. Capisci bene che siamo ad un altro livello. Bene nella fotografia di ritratto è esattamente la stessa cosa, le possibilità di fare una pasta al pomodoro fatta male, farne una buonissima o fare un piatto gourmet stellato sono tutte dentro ad un unico ingrediente, sta a te capire cosa vuoi fare e come sfruttare questo mezzo che è la macchina fotografica e ora ti spiegherò quello che ho imparato e messo in pratica negli anni e che continuo a far evolvere perchè la fotografia è un viaggio senza fine . Quando ci troviamo di fronte una persona da fotografare dobbiamo capire che la sua estetica è solo la punta dell’iceberg , è solo ciò che appare in superficie ed è visibile all’occhio ma noi come esseri umani abbiamo la possibilità di vedere anche ciò che è sommerso e che ad un primo sguardo non è visibile. Personalmente prima di fotografare qualcuno mi piace parlarci, osservare il suo sguardo, come si muove, il tono della sua voce, se sorride, se si sente a suo agio o in imbarazzo, cerco di capire più cose possibili non tanto del suo carattere ma del suo approccio a quella che molto spesso è una novità: il farsi fotografare da un professionista . Dopodiché mi piace raccontare qualcosa di me in modo da trovarmi anch’io nella stessa sua posizione, è molto imbarazzante quando ci troviamo in una situazione di inferiorità e in questo caso il fotografo è "armato". Far capire alla persona che il suo disagio è normale ed è lo stesso che proviamo noi perchè in fin dei conti noi guardiamo il nostro soggetto ma lui guarda noi e chi in qualche modo deve fare la “performance” siamo noi. Inizia il viaggio Ma ora arriva la parte più succulenta, quella che stavi aspettando, inizia il servizio fotografico di ritratto! All’inizio ci si scalda un po’, come lo sportivo che inizia a correre senza partire subito all’attacco, è fondamentale per far scorrere le energie senza forzarle. Qui entriamo in una consapevolezza profonda, abbiamo a disposizione 2 cose preziosissime: lo spazio e il tempo . Lo spazio è l’ambiente dove abbiamo deciso di realizzare questo ritratto e il tempo è quello a disposizione, a volte lo scegliamo a volte ci viene imposto. Avere dei confini non è un limite , è necessario per non perdersi. Qui possiamo fare soltanto una cosa: prendere la persona per mano e lanciarsi in quel vuoto emotivo attraversando le situazioni più nascoste, quelle che non riusciamo a dire, quelle che ci fanno vibrare. Lo so cosa ti starai chiedendo: come faccio? Come faccio a portare qualcuno a lasciarsi andare? Devi essere disposto a farlo tu per primo, se vuoi ricevere devi prima dare , devi mettere sul piatto tutta la tua vulnerabilità e dimenticare la professionalità che ti ha fatto impostare la macchina fotografica correttamente, le luci, ecc. Devi essere disposto a metterti letteralmente in gioco e per farlo non puoi conoscere il finale , devi essere disposto a fare questo viaggio insieme all’altra persona con l’incertezza del risultato, di dove vi porterà e di come sarà. Se sarai disposto a fare tutto questo ti posso assicurare che l’altra persona sarà felice di seguirti, che il ritratto che realizzerai sarà intenso, diverso da tutti gli altri e comunicherà qualcosa che altrimenti non ci sarebbe stato, in poche parole avrete riempito questo spazio e questo tempo insieme con qualcosa di importante, avrete dato un senso grazie alla fotografia al vostro incontro . Conclusioni Ricordati sempre che il ritratto si fa in due , il fotografo deve semplicemente guidare ma non può restare a terra. Questo è tutto quello che serve per vivere il ritratto come un viaggio , per provare un’esperienza unica, per differenziarsi dalla maggior parte di fotografi che si limitano a fare una “buona pasta al pomodoro”.

  • FARE IL FOTOGRAFO È UN MESTIERE DIFFICILE

    Luci ed ombre di un bellissimo mestiere Fare il fotografo è un mestiere difficile. Perchè? Quali sono le difficoltà? In cosa ci si scontra quotidianamente e cosa bisogna conoscere oltre alla tecnica? Negli articoli precedenti ho sempre parlato positivamente di questa professione e non smetterò di farlo. Sicuramente molti di voi quando hanno letto il titolo hanno pensato che sarebbero andati a leggere un articolo di considerazioni negative, motivazioni per cui è meglio rinunciare a fare il fotografo come professione ma tenerlo come hobby. Non è così, chi ha detto che le difficoltà siano negative?Il 99,9% delle persone sono abituati all’equazione difficoltà=negativo. Un alpinista che arriva in vetta di difficoltà ne incontra moltissime, un tennista che vince una finale di Wimbledon in un’unica partita si trova numerosissime volte in difficoltà ma non per questo rinuncia a giocarla, anzi più difficoltà incontra e più sarà appagante e gratificante la vittoria finale. Ok è chiaro ma andiamo al sodo, quali sono queste difficoltà nel fare il fotografo? Forse molti di voi possono immaginarlo ma trovarsi a fare il fotografo professionista significa inserire all’interno di questa professione tantissime altre attitudini che possiamo avere naturalmente o che siamo costretti ad imparare. Dobbiamo saperci relazionare con le persone ad esempio, relazionarci con i clienti e saper gestire le richieste, essere in grado di dire no! E già qui so di aver decimato molte persone, tu sai dire di no? Quando ad esempio ti viene fatta una richiesta che non condividi, quando ti viene chiesto di consegnare qualche foto in più, perchè devi sapere che se in un servizio fotografico scatterai 200 foto e ne consegnerai 10 perchè quelle 10 sono quelle che hai scelto e post prodotto, te ne verranno chieste altre e qui vorrei aprire una lunga parentesi sull’importanza di questo atto: molte persone pensano che il ruolo del fotografo sia solo quello di scattare, di premere un pulsante della macchina fotografica ma se ti soffermi un attimo capirai bene che per fare questo non servirebbe pagare qualcuno dato che oggi qualsiasi macchina fotografica digitale è in grado di fare delle foto molto belle. Fare il fotografo è un mestiere difficile Il ruolo del professionista è anche sapersi prendere la responsabilità delle proprie scelte, il coraggio di dire: queste sono le mie scelte frutto del mio gusto, della mia esperienza e del mio mestiere, oltre alle ore passate sopra in post produzione per trasformare un semplice scatto in un’immagine definitiva. Ma non finisce qui, saprai dire di no quando se chiedi una certa cifra per un lavoro ti viene rilanciato un prezzo al ribasso? Saprai dire di no quando vorranno pagarti a 2/3 mesi di distanza? Saprai dire di no anche se tutte queste richieste arriveranno da chi può decidere se affidarti o meno un lavoro? Vi posso garantire che saper o imparare a dire tutti questi no è molto difficile, quando ci si trova in quel momento di bivio la tua parte gentile e pigra ti spinge a dire di si con un sotto testo che attraversa la tua mente in mezzo secondo: in fin dei conti non mi costa niente, meglio assecondare che impuntarsi. In quel momento la ragione, la grinta e gli attributi devono avere la meglio e come un’onda contraria alla precedente devono farti dire: io sono le mie scelte , sono l’immagine che gli altri hanno di me e ricevono, io sono tutti i sacrifici che mi hanno fatto arrivare a guadagnarmi la possibilità di guadagnare con la fotografia, io sono il coraggio che mi fa dire di no a qualcosa che non mi rappresenta, a qualcosa che non condivido e non riflette il mio pensiero, io sono le mie idee che non ho paura di esporre , portare avanti e difendere anche a costo di perdere un incarico. Se ho scelto di fare il fotografo non è per premere un pulsante al posto di un altro, è per portare la mia visione differente. Qualcuno lo apprezzerà e vi posso garantire che accadrà molto spesso anche quando inizialmente sembrava il contrario, altri invece no ma a quel punto sarà solo un problema loro, avranno perso l’opportunità di avere un lavoro svolto da un professionista dall’inizio alla fine. Questo determinerà anche il vostro livello, pensateci un attimo: nessuno si permetterebbe di andare in un ristorante stellato e chiedere delle variazioni su un piatto ma quasi tutti lo facciamo in pizzeria ordinando una tirolese senza funghi o una bufalina con le acciughe. Conclusioni Fare il fotografo è un mestiere difficile, bisogna imparare a fare tantissimi altri mestieri in parallelo, bisogna rischiare continuamente, bisogna avere il coraggio di imporre le proprie scelte e qui ne faccio anche una questione di onestà: chi vi retribuisce deve sentirsi sicuro di affidare un incarico a chi corre il rischio di scontentare qualcuno per garantire il risultato migliore possibile e non c’è risultato migliore di ciò che maggiormente ti rappresenta. Fare il fotografo professionista e farlo amatorialmente è come guidare una barca in un fiume o in un oceano, farlo in un fiume è molto più facile, è molto meno rischioso, non puoi nemmeno sbagliare direzione perchè è inevitabilmente una. In mezzo all’oceano la direzione la devi scegliere tu e per avere la sicurezza che sia quella giusta devi correre il rischio che possa anche essere sbagliata .

  • LA MAGIA DEL RED CARPET DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

    Il dietro le quinte della Mostra del Cinema di Venezia La Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia è uno degli eventi più attesi dell’anno, per un veneziano come me comunemente viene chiamata “La Mostra del Cinema”, sin da piccolo ho vissuto questa manifestazione come qualcosa di atteso, già a metà luglio al Lido di Venezia davanti al Palazzo del Cinema si cominciano a vedere i primi movimenti, gli operai iniziano a lavorare all’allestimento che ogni anno si arricchisce di novità e spazi da trasformare. Il Lido di Venezia per 265 giorni l’anno è un’isola tranquilla (fin troppo) chi ci abita può godere di ritmi lenti, silenzio e scenari naturalistici unici ma per 10 giorni diventa il centro del mondo. Dicevo che fin da piccolo vivevo questo evento con entusiasmo, le attese per vedere dei personaggi popolari erano lunghe e la soddisfazione che ricevevo nel portare a casa un autografo era enorme, mi dava un senso di conquista, certo non avrei mai immaginato che un giorno sarei arrivato addirittura dentro al famoso tappeto rosso in veste di fotografo. Quando ricevetti la proposta di fotografare il Red Carpet per Rolling Stone Italia ho provato un senso di gioia, incredulità e ansia, mi domandavo se sarei stato all’altezza, cosa avrei dovuto fare, era un’esperienza nuova ma ero così felice che quasi non mi sembrava vero stesse accadendo a me. Ma arriviamo al giorno X, il giorno in cui quest’avventura sta per cominciare, l’attesa è finita e i riflettori del mondo si accendono sulla Mostra del Cinema di Venezia . Noi fotografi abbiamo un pass che ci consente di andare quasi ovunque, possiamo entrare all’hotel Excellsior, al palazzo del Casinò dove abbiamo delle aree dedicate a dei servizi per noi, alla sala stampa a alle aree del Photocall ma non possiamo accedere alle sale dove vengono proiettati i film. Per il Red Carpet invece ogni giorno va fatta richiesta di un pass per il giorno successivo. Mediamente ci sono 3 Red Carpet al giorno e quello di punta molto spesso è quello delle ore 19. Salire sul Red Carpet e posizionarsi nelle nostre postazioni (rigorosamente vestiti di nero perchè essendo posizionati da entrambi i lati del tappeto rosso, le foto verrebbero malissimo se componessimo una tavolozza multicolore) dà un’emozione particolare, fuori c’è una folla che attende di vedere i loro attori preferiti e noi abbiamo l’assoluto privilegio di poterli davvero vedere da vicino, fotografare e chi riesce ad urlare, anche a parlarci. Durante la passerella l’imbarazzo e il timore iniziali spariscono subito, ci si sente immediatamente parte di qualcosa di grande e tutti con un obiettivo comune, noi fotografi siamo tanti (circa 300) questo numero scende a seconda degli anni e dei giorni ma è davvero bello poter conoscere dei colleghi, confrontarsi, divertirsi e condividere queste bellissime emozioni. Quando inizia sembra che durerà tantissimo visti i ritmi da sostenere, poi al decimo giorno quando arriva il momento dei saluti sembra appena iniziato e si comincia subito a pensare ai prossimi eventi, anche perchè quando si accendono le luci è difficile spegnerle . Conclusioni In questi anni ho avuto la fortuna e il privilegio di fotografare e vedere da vicino star come Brad Pitt, Penelope Cruz, Woody Allen, Cate Blanchett, Patrick Dempsey, Colin Farrell, Harry Style, Timothée Chalamet, Tilda Swinton, Adam Driver, Julianne Moore, Jessica Castain e davvero moltissimi altri, l’elenco è davvero lungo. Ho citato solo le star internazionali a cui ho fatto le foto più significative per me. L’emozione più grande credo di averla provata quando riuscii ad entrare al Photocall con Penelope Cruz , saremmo stati una ventina di fotografi, che hanno avuto il privilegio di fotografarla da vicino e lei era li per noi, in una stanza allestita appositamente per questa funzione. Dentro di me non avevo parole ma solo una gioia immensa nel fare un lavoro che in tantissimi momenti e in quello particolarmente, è davvero il lavoro più bello del mondo. Per me la fotografia è una chiave in grado di aprire tantissime porte, dietro ad ogni porta ci sono esperienze, incontri, insegnamenti, opportunità, gioie ma anche delusioni o aspettative mancate. In quel momento la fotografia ha aperto una porta dove dietro c’era un mondo incantato .

  • ISPIR-AZIONI: i miei maestri fotografi

    I miei maestri fotografi Chiunque ha dei riferimenti, dei maestri, qualcuno che ha tracciato la via da percorrere, questo accade in ogni ambito professionale e nel mio caso, parlando di fotografia, coloro che mi hanno fatto fare una svolta a trecentosessanta gradi sono Giovanni Gastel e Toni Thorimbert . Perchè Ispir-azioni? Credo che ogni ispirazione, ogni insegnamento e studio non valgano nulla se non si mettano poi in pratica. Ecco perchè da un pensiero deve poi arrivare un’azione. Questo articolo è per me ancora più denso di emozione perchè ricordo com’ero prima di conoscere il loro percorso lavorativo, i loro insegnamenti e penso a quanto sono cambiato dopo averli “scoperti”. Era un periodo difficile, il 2020 era iniziato da poco e senza rendercene conto tutto il mondo si era fermato, le nostre vite erano cambiate radicalmente quasi da un giorno per l’altro, la cosa che più terrorizzava era come sempre l’incertezza, ne saremo usciti? Quando e come? Stavo muovevo i primi passi come fotografo professionista ma conoscevo davvero molto poco di questo magico mondo. Grazie al format di Aspiranti fotografi “Convivium” iniziai a conoscere vari fotografi professionisti di altissimo livello tra cui appunto Giovanni Gastel e Toni Thorimbert. Giovanni Gastel e Toni Thorimnert - Ph. Greta Gandini Giovanni Gastel Di Gastel me ne innamorai subito, le sue fotografie erano uniche, talmente distinguibili che hanno consacrato Gastel come uno dei fotografi più bravi del nostro tempo. Ma la cosa che mi affascinò era la sua innata eleganza, la gentilezza con cui si poneva nei confronti di chiunque, la semplicità e la totale assenza di vergogna nel mostrare le sue debolezze. Con la fotografia era riuscito a creare un mondo parallelo, fatto di bellezza, gentilezza, rispetto e divertimento, un mondo che non esisteva al di fuori del suo studio. Era cresciuto in una famiglia borghese e la sua cultura sconfinata si vedeva in ogni sua fotografia, i richiami con la storia dell’arte sono evidenti, sapeva cos’è la bellezza, sapeva definirla e raccontarla: “ La bellezza è data da quei piccoli difetti che ti rendono unico ”. Condividevo ogni suo pensiero, era come se sapesse dire perfettamente tutto ciò che avevo sempre pensato. Di insegnamenti ne ho appresi tanti, mi sono studiato ogni sua intervista e contenuto video su Youtube, a volte guardandoli a ripetizione. Un’altra cosa che diceva sempre è che la ripetitività dell’errore crea lo stile , meraviglioso! In un presente segnato da un’idea malsana di perfezione, dove l’intelligenza artificiale si sta facendo largo sempre di più, cosa c’è di più bello nel sentire un Maestro come lui dire una frase del genere? Purtroppo non sono mai riuscito a conoscerlo di persona, il covid se l’è portato via il 13 marzo 2021 ma non smetterò mai di provare gratitudine per tutto ciò che indirettamente mi ha insegnato e ci ha lasciato. Toni Thorimbert Un altro gigante della fotografia è Toni Thorimbert , malgrado fossero praticamente coetanei e avessero vissuto la stessa epoca, lavorando entrambi nella moda e col ritratto per varie riviste, credo non possano essere più diversi. Anche da Toni rimasi colpito, sicuramente entra molto più a gamba tesa su certi argomenti e ha un approccio molto più “ruspante” ma entrambi non parlavano mai di tecnica, di macchine fotografiche o di obiettivi, parlavano di fotografia, di vita, di quanto possa aver valore questo bellissimo mestiere. Con Toni feci un primo workshop “One shot” che fu davvero un’esperienza unica e trasformativa, rimasi così colpito che per un po’ dovetti prendermi del tempo per metabolizzare quanto vissuto in quel giorno. In seguito feci una lettura portfolio e un corso One to one sulla luce in studio da lui a Milano. Che dire, avete presente quando mettete un capo d’abbigliamento bianco in lavatrice con qualcosa di rosso? Ecco io sono uscito totalmente nuovo, strapazzato al punto giusto e con un colore che non era più il bianco, non era nemmeno il rosso, era un colore mio . Sarebbe troppo lungo raccontare tutto nel dettaglio, anche perchè non voglio togliere la sorpresa a chi deciderà di intraprendere un percorso con lui, che consiglio a tutte quelle persone che vogliono mettere l’anima nella fotografia. Dico solo una frase che è la frase con cui Toni racconta la sua scuola di fotografia, ogni volta che la penso mi vengono i brividi: “ Io non insegno fotografia, uso la fotografia per promuovere l’unica vera necessità di ogni artista: accettare sé stesso ”.

  • FOTOGRAFARE IL FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES

    L’attesa di fotografare il red carpet del Festival del Cinema di Cannes È incredibile come il tempo scandisca, accompagni e determini gli eventi. In fotografia è un elemento fondamentale, il tempo di scatto è una delle primissime cose che si imparano, mi viene in mente che anche nella musica è importantissimo e casualmente sono le mie due grandi passioni. Il tempo d’attesa una volta saputo che sarei salito sopra il tappeto rosso del festival del cinema di Cannes , è stato di circa un mese e mezzo, sapevo che non era molto per preparare tutte le cose che avevo in mente ma dall’altra parte avevo come la sensazione che fosse un tempo infinito, che quel giorno avrei continuato ad attenderlo. Forse perché l’attesa del piacere come dice Lessig è essa stessa il piacere. Ma il tempo è inesorabile e così come si guarda una clessidra che sembra non far cadere mai l’ultimo granello di sabbia, è arrivato il giorno della partenza. Vicino alla porta tutti i bagagli, borse e zaino con l’attrezzatura fotografica, avrò preso tutto? Mi sarò dimenticato qualcosa? Più che una partenza sembra un trasloco…l’emozione è tanta ma la concentrazione e la voglia di fare molto più di bene finora stanno vincendo e quindi, andiamo a cominciare questa nuova e straordinaria avventura di Cannes 77 ! Uma Thurman Richard Gere Paul Schrader L’inizio Cannes è davvero un luogo bellissimo, ha tutto ciò che mi piace e somiglia, mi sono sentito subito a casa, l’unico problema era la lingua ma grazie a chi mi ha accompagnato in questa bellissima esperienza, non ho avuto problemi. Il primo giorno era surreale, ancora non credevo di essere li, tutto era nuovo per me, certo somigliava molto al festival del cinema di Venezia ma dovevo esplorare, ambientarmi, capire gli spazi, ecc. Vado a ritirare il mio pass e lo tengo sempre al collo per paura di perderlo, ancora un giro di perlustrazione e si comincia! Rigorosamente in smoking e si accendono i riflettori, tutto il mondo, dalle televisioni ai social ha gli occhi puntati su quel tappeto rosso. Il primo è stato il giorno di Meryl Streep , l’attrice più brava a parer mio che esista, sorridente, divertente e divertita, il dj che l’accoglie con “Mamma Mia” degli Abba, tutto era straordinariamente magico. Il Festival del cinema di Cannes Gli attori che sono saliti sul tappeto rosso sono davvero tanti, oltre a Meryl Streep per citarne alcuni: Kevin Costner, Richard Gere, Jane Fonda, Uma Thurman, Nicolas Cage, Vincent Cassel, Anya Taylor-Joy, Adam Driver, Selena Gomez, Julianne Moore, Emma Stone, Demi Moore, Cate Blanchett …ma l’elenco è davvero lungo. Ogni giorno la mia giornata iniziava con la selezione e la sistemazione delle foto, dopo pranzo mi avviavo verso il Palazzo del cinema e li ci rimanevo fino a sera tardi, spesso anche fino all’1:00 di notte, perchè i red carpet in alcuni giorni erano 4 e tutti di pomeriggio, tra un red carpet e l’altro correvo in sala stampa a ricaricare le batterie della fotocamera (e anche le mie), scaricare le foto al pc e iniziare una rapida selezione. Tutto era intenso, concentrato, un’altra dimensione ma quando sei dentro la vivi con una normalità che sembra di averlo sempre fatto. Sono anche venute le top model più importanti del momento e alcuni nomi che hanno fatto la storia della moda come Naomi Campbell, Carla Bruni ed Eva Hervigova . Una sera è apparso Sting a sorpresa ma siamo a Cannes e tutto può succedere. I giorni sembravano tantissimi ma vissuti così intensamente sono volati e mi sono trovato a realizzare che ne mancavano sempre meno, che ogni minuto stava diventando sempre più prezioso perchè il tempo passato stava aumentando enormemente rispetto a quello che mancava alla fine. La fine Sono trascorse due settimane da quando ho scritto l’introduzione di questo post ed è curioso come la fine spesso sia quasi uguale all’inizio, solamente vissuto al contrario e quindi mi sono ritrovato a fare i bagagli, con già la nostalgia di quei luoghi, di queste due settimane meravigliose, grazie anche a chi le ha vissute con me, pronto per alzare ancora l’asticella e puntare a nuovi orizzonti, sempre e comunque grazie alla fotografia .

  • LA MACCHINA FOTOGRAFICA

    Cosa rappresenta la macchina fotografica e qual’è effettivamente il suo compito? La scelta della macchina fotografica è sempre un momento cruciale per ogni fotografo ma direi per chiunque abbia bisogno di un attrezzo per svolgere il proprio lavoro, la scelta dello strumento attraversa molte fasi: quella di studio, la ricerca delle informazioni, la prova, i dubbi, i pensieri di incertezza perchè al ballottaggio ci sono varie alternative e poi la decisione, quel momento che dissolve ogni nube e ti porta dritto dritto alla conclusione dell’acquisto che trova il suo momento di gloria quando finalmente la vedi, davanti a te e puoi prenderla in mano. La macchina fotografica: cosa rappresenta e cosa può dare La scelta è importante ponderarla in base al livello in cui ci si trova, acquistare una macchina fotografica professionale all’inizio sarebbe come acquistare una Ferrari poco dopo aver preso la patente, certo dipende dal budget in tuo possesso ma sarebbe un acquisto non adatto alle tue esigenze. In questo senso il mercato attualmente offre molte soluzioni, dalle entry level alle top di gamma. In mezzo ci sono tantissime soluzioni che strizzano l’occhio a fotografi amatoriali e professionisti, declinando le varie sfumature di utilizzo. Chi fa solo foto, chi fa anche video, chi fa solo video, chi ha bisogno di un autofocus molto rapito e chi invece predilige un’alta risoluzione. Insomma ce ne sono per tutte le esigenze e per tutte le tasche per quanto i costi siano sempre più elevati. Il mio consiglio è di farti consigliare da un professionista esperto ma poi valutare tu, magari provandola e tenendola in mano, perchè non esiste una macchina fotografica migliore di un’altra, esiste solo la macchina fotografica migliore per le tue esigenze e quella con cui hai più feeling. Anche il punto di vista estetico non lo metterei proprio all’ultimo posto, personalmente non è al primo nelle mie valutazioni ma mentirei se dicessi che non lo considassi minimamente. Avere un oggetto in mano, specialmente per molte ore, è appagante se piace, se scatta quell’attrazione che per definizione sentimentale diventa amore quando è reciproca. Ma veniamo ora alla parte più importante: cosa rappresenta la macchina fotografica? In altri articoli ho parlato del valore della fotografia, dell’importanza che ha e soprattutto della differenza che si dovrebbe fare facendo i professionisti. La macchina fotografica è per me una sorta di “lampada di Aladino” la tieni in mano e puoi realizzare i tuoi desideri, funziona anche meglio avendone a disposizione infiniti e non solo tre. Perchè dico questo? Perchè grazie a questo oggetto hai la possibilità di vivere delle esperienze uniche, di indagare dei sentimenti, esplorare dei territori fisici e dell’anima, puoi entrare in empatia con le persone, puoi generare ricordi, sta a te usarla con intelligenza e con la giusta curiosità. Si chiama “macchina” non a caso, può essere una macchina spazio/tempo , può essere una macchina che come un’automobile ti porta da un’altra parte . Se ci pensi il parallelismo non è così distante: fotografare per il gusto di fotografare è come guidare per il gusto di guidare, salire in macchina e fare un giro senza andare da nessuna parte non serve a niente, appaga un’esigenza momentanea, individuale e se ti senti soddisfatto di questo non ti dirò mai di non farlo. Ma vuoi mettere la differenza enorme nel salire in auto e andare a incontrare qualcuno, fare un viaggio, raggiungere un luogo in grado di trasmetterti qualcosa di importante, arrivare li dove farai un’esperienza unica e irripetibile? Ha tutto un altro sapore non trovi? Bene, con la macchina fotografica è esattamente la stessa cosa, puoi usarla per fotografare delle cose inutili, che appagano il tuo ego o puoi usarla per creare valore, per far conoscere a qualcuno la parte più intima e bella di se . Quindi non importa quale modello sceglierai, di quale marca sarà e in che anno è stata prodotta, importa solo come la utilizzerai, cosa rappresenterà per te e quello che ne uscirà fuori.

  • REGALATI UN RITRATTO FOTOGRAFICO A VENEZIA

    Ecco perchè dovresti farti fotografare da un fotografo ritrattista professionista. A seguito dell’uscita del mio corso “ Il ritratto come esperienza ” ho ricevuto diversi messaggi, in particolare sulla mia pagina instagram. Tanti complimenti di persone che lo hanno visto e messaggi di chi vuole finalmente regalarsi un ritratto fotografico. Quindi ho deciso di scrivere un altro articolo sul ritratto fotografico , spiegandoti perchè dovresti anche tu regalarti questa esperienza. Probabilmente hai pensato molte volte di farlo oppure hai avuto curiosità nel vedere un’amica, un parente che lo aveva fatto ma hai sempre pensato che non fosse per te, che non ti piaci e soprattutto che farti fotografare ti mette terribilmente a disagio. Ritratto fotografico di Noemi Radich - Ph. Gianluca Minchillo Se hai letto tutti gli altri articoli dove parlo della fotografia di ritratto saprai che ho sempre fatto una differenza enorme tra il ritratto fotografico e il farsi fotografare e se non hai mai vissuto questa esperienza con un vero professionista specializzato in ritratto, sicuramente ti è capitato solamente di farti fotografare. Nessuno è a proprio agio di fronte ad una fotocamera, specialmente se ad impugnarla è una persona che non conosci e credimi tante volte mi sono sentito dire frasi come:” Mi faccio fotografare solo dalla mia migliore amica”. Posso dirti che non c’è visione più limitante di questa, per essere gentile… per spiegartelo voglio farti un esempio: quando sei in difficoltà e senti di avere un problema personale da affrontare ne parli con un’amica o un amico? Puoi pensare sia la stessa cosa farlo con uno psicologo? Una persona preparata, competente che ha studiato per poterti ascoltare ed aiutare nel modo corretto. Assolutamente no. Sono due cose completamente diverse, penso abbia capito e non mi dilungo oltre. Il ritratto fotografico racconta un momento preciso della tua vita Affidarsi ad un professionista significa mettere nelle sue mani tutto ciò che sei e che stai vivendo in quel momento e un professionista serio avrà cura nel saper gestire tutto questo nel migliore dei modi. Attenzione che parlo di professionista specializzato in ritratto, non fraintendermi pensando che qualsiasi fotografo professionista sia in grado di fare tutto questo. Anche qui voglio farti un esempio: se hai un problema di salute vai da un medico specializzato in quel ramo non da uno che è specializzato in tutt’altro. Ma ora veniamo al perchè dovresti farlo e quando. Ci sono momenti nella vita che sono più particolari di altri, in cui abbiamo bisogno di vivere un’emozione più forte perchè ci sentiamo spenti, insoddisfatti della nostra vita, in cui stiamo vivendo un cambiamento profondo, oppure siamo pronti per una rinascita, ci siamo magari liberati da qualcosa che non ci rappresentava più. Ecco, regalarsi un ritratto fotografico durante questi periodi è la cosa migliore che tu possa fare . Sarà emotivamente forte perchè grazie all’esperienza che vivrai toccherai tanti punti difficili da affrontare e anche senza dire nulla alla fine si vedranno ma accadrà una cosa quasi magica: nel momento stesso in cui grazie alla fotografia li affronterai, ti sentirai subito libera/o, leggera/o e più forte. Come se una strada improvvisamente si disegnasse davanti a te, una strada che prima era totalmente avvolta nella nebbia. E non è importante essere belli, fotogenici, giovani, magri, alti, ecc. Il ritratto fotografico serve a raccontare chi sei e chi puoi diventare perchè in fondo quell’intenzione chiamata desiderio, vive già dentro di te . Conclusioni Ho realizzato più di 100 ritratti e posso dirti che ogni volta è un’esperienza unica e nuova anche per me. Mi sorprendo sempre nel vedere il potere che ha la fotografia e l’immenso valore che assume nel momento in cui grazie ad una semplice macchina fotografia, viene fuori un universo di emozioni, sentimenti, paure, delusioni, speranze, desideri…è un frullato di tutto questo e il mio compito è quello di scegliere cosa raccontare, far vedere dei lati che le persone nemmeno sanno di avere. Ma quanto costa farsi fotografare da te? E i ritratti li realizzi solo a Venezia? Il costo di questa esperienza è di 250,00 euro e no non li realizzo solo a Venezia ma anche in altre città italiane. Ovviamente devo trovarmici altrimenti in aggiunta ci saranno i costi di trasferta. Ci stai ancora pensando?

  • L’ESPERIENZA DEL RITRATTO

    Il corso di fotografia che ho realizzato per FUORI FUOCO sull'esperienza del ritratto. Con molto piacere e non poca emozione annuncio l’uscita su Fuori Fuoco , del corso che ho realizzato sul ritratto fotografico. È stato un lavoro molto impegnativo ma sicuramente stimolante. La piattaforma di Fuori Fuoco l’ho trovata molto interessante e dopo aver conosciuto gli ideatori e aver trascorso con loro 3 giornate bellissime in Sardegna, dove abitano e dove abbiamo realizzato il corso, mi ha entusiasmato ancora di più. L’idea è stata quella di prendere il modello delle piattaforme che oggi offrono programmi, film e serie tv, concentrato sulla fotografia. Ogni mese infatti arricchiscono l’offerta con nuovi corsi, contenuti di approfondimento e interviste a professionisti che lavorano nel mondo della fotografia professionale. Ho il piacere di poter rientrare tra questi e il corso che ho realizzato penso sia qualcosa di assolutamente inedito, ora ti spiego perchè e se arrivi fino alla fine dell'articolo ti svelerò qualcosa che all’interno del corso non troverai. L'Esperienza del ritratto: il corso di fotografia che ho realizzato per Fuori Fuoco. Navigando su internet, specialmente su Instagram e YouTube mi sono accorto che è davvero pieno di corsi di fotografia, nel marketing oggi va molto di moda la vendita di corsi online, cosa che ammetto mi è stata proposta diverse volte per aumentare la mia audience ma ho sempre rifiutato di farlo perchè non volevo fosse soltanto un mezzo per incrementare i miei guadagni, non mi sentivo ancora pronto per insegnare. Tuttavia tra video gratuiti su YouTube e offerte di vari siti, mi sono reso conto che non esisteva un vero corso sull'esperienza del ritratto fotografico, cioè come lo vivo io e quello che faccio vivere alle persone che scelgono di farsi fotografare da me. Più volte ho parlato nei miei articoli di ritratto e degli ingredienti necessari per poterlo realizzare, cosa molto diversa dal fotografare semplicemente una persona, quindi non mi voglio soffermare su questo ma posso dirti che il corso che ho realizzato per Fuori Fuoco è estremamente completo e soprattutto è diverso da tutti gli altri corsi che puoi trovare online. Ho fatto un po’ impazzire i ragazzi addetti alla produzione perchè ho voluto registrare delle sessioni fotografiche dove io mi incontravo per la prima volta col mio soggetto e ci tenevo che fosse ripreso tutto integralmente, senza tagli e senza operatori tra noi. Semplicemente con una camera in un angolo a riprendere tutto ciò che sarebbe successo in quella stanza. Per me era una condizione necessaria perchè ciò che volevo raccontare era qualcosa che a parole spesso è difficile spiegare ma soprattutto è difficile immaginare e comprendere e quindi volevo che si potesse vedere senza alcun tipo di artificio. Puoi immaginare il mio stato d’animo prima della registrazione: non c’era un copione, non avevo un programma da rispettare e che potesse guidarmi, tutto veniva scritto nel momento in cui accadeva , l’imprevedibilità è stato l’ingrediente principale. Sentivo di essermi preso un rischio enorme ma ero talmente entusiasta del risultato che sarebbe potuto venire fuori che sono andato avanti come un treno, senza esitazioni e dubbi. Poi ho commentato tutta la sessione di ritratto fotografico andando ad evidenziare alcuni momenti e facendo quindi vedere quello che a parer mio bisogna fare per riuscire ad entrare in connessione vera e profonda con la persona chi ci sta davanti. La cosa bella è che si può vedere e sentire tutto: dal momento in cui ci presentiamo al momento finale in cui ci salutiamo, non c’è finzione e non c’è una recita finalizzata al corso. Conclusioni Spero di averti messo sufficiente curiosità e che sceglierai di vederlo se vorrai entrare in un mondo completamente nuovo e considerare il ritratto fotografico da una prospettiva diversa. Ma ora arriva il premio che ti ho promesso all’inizio: le relazioni sono un gioco di potere . E fin qui mi dirai, cosa c’entra col ritratto? C’entra perchè quando realizzi una fotografia di ritratto instauri una relazione col tuo soggetto e in quel momento chi si sta facendo fotografare deve essere sicuro di potersi fidare di te. E qual’è il modo che tutti gli esseri umani hanno per esser sicuri di potersi fidare? Testare . Se devi arrampicarti utilizzando una corda non provi prima a tirare senza aggrapparti? Avviene la stessa cosa: ci saranno inevitabilmente delle situazioni in cui il tuo soggetto cercherà di prevaricare, di comandare, di non essere pienamente disponibile ai tuoi desideri ma in realtà l’unica cosa che vuole è la prova di potersi fidare di te . Mantieni il controllo, fai sentire che qualsiasi cosa decidi di fare la state facendo insieme, fai capire che non ha bisogno di pensare a cosa fare perchè hai la sicurezza delle tue idee e vedrai che si sentirà al sicuro, coccolato e protetto e insieme vivrete un’esperienza incredibile.

  • VENEZIA, LA LUNA E TU

    Fare il fotografo professionista a Venezia “Venezia, la luna e tu” è il titolo di un vecchio film con Alberto Sordi, ammetto di averlo guardato incuriosito dal titolo, ogni volta che lo sentivo nominare ne rimanevo affascinato. Anche il film mi aveva divertito molto e soprattutto mi era piaciuto vedere com’era Venezia molto prima che io nascessi, come alcune cose fossero completamente diverse ed altre identiche e molto probabilmente non cambieranno mai. Ovviamente non voglio parlare del film e nemmeno farne una recensione, voglio solo partire dal titolo per parlare di com’è fare il fotografo professionista a Venezia, quanto questo luogo possa influenzare, condizionare e delineare una strada professionale ed artistica. Venezia è il luogo, la luna è l’ispirazione e tu sei tu o sono io nel mio caso. Sono nato e cresciuto in pieno centro storico a Venezia e quando lo dico a qualcuno di altre città vedo la meraviglia negli occhi, effettivamente penso di avere avuto una grande fortuna ad essere nato in una città così unica. Girando un po’ mi sono reso conto di quanto sia realmente così anche se da dentro si tendono a vedere maggiormente i difetti. Ma quanto ha condizionato il mio percorso fotografico? Riva degli Schiavoni - Venezia Quando ho cominciato a fare le prime fotografie mi esercitavo andando in giro per la città, cercando un’ispirazione, qualcosa che potesse incuriosirmi e allo stesso tempo piacere agli altri. Questo è l’errore più grande si possa commettere: andare in cerca del consenso. Un artista dovrebbe sempre ricercare ciò che lo rappresenta e ciò che fa vibrare delle emozioni a se stesso, altrimenti non potrà mai conquistare la curiosità delle altre persone. L’entusiasmo è un sentimento contagioso e per farlo provare devi provarlo tu per primo all’ennesima potenza. Ma all’inizio è tutto avvolto dalla nebbia, si cammina come in una città che non si conosce: avanti e indietro senza sapere dove andare, ci si perde, poi si torna indietro e la direzione giusta è solo una sensazione , nessuno te la può indicare. Così ben presto capii che volevo scollare Venezia dalle mie fotografie, non volevo che fossero sempre il mio soggetto, perchè Venezia è talmente preponderante che anche in un ritratto ambientato o in una fotografia pubblicitaria dove il soggetto è un altro, si prende sempre tutta la scena. Lo sto realizzando in questo momento che nelle mie foto Venezia c’è in una percentuale bassissima, o non si capisce dove sono state scattate o sono fatte in altre città come Roma, Milano. Città che forse mi hanno sempre regalato l’illusione di essere un fotografo italiano e non veneziano. La maggior parte dei fotografi professionisti a Venezia lavorano con i turisti, con i matrimoni, con le piccole realtà locali legate all’artigianato oppure durante i grandi eventi come il Carnevale. Su alcune cose c’è poco da fare, ci siamo cascati tutti, non lo dico come critica o pentimento perchè ogni tappa fa parte del percorso individuale però ho sempre avuto una visione differente: ho sempre cercato di capire cosa realmente volessi fare e cosa mi fa stare bene, guardando sempre l’orizzonte senza mettere confini, i sogni e le ambizioni non possono averne . Rimanere radicati in un luogo scegliendo solo tra le possibilità che offre non la considero una scelta ma una costrizione che noi stessi ci imponiamo. Conclusioni La foto che ho scelto per questo articolo è stata la prima foto che ricevette dei complimenti. Scattata durante il corso base di fotografia a cui mi ero iscritto e che accese la miccia di quello che sarebbe stato il mio Big Bang. Li capii che alcune cose non mi rappresentavano per niente e non aveva senso far finta che mi piacessero ma in qualche modo mi indicò anche quale fosse il sentiero da percorrere: dovevo fotografare le persone, raccontare le loro storie, i loro pensieri detti e tenuti nascosti, dovevo fotografare il nostro incontro, il cambiamento che questo inevitabilmente avrebbe provocato. Nascere e vivere a Venezia traccia per forza di cose una strada, ne delinea anche una tentazione a percorrerla, è come una spinta che vuole riportarti li quando ti stai allontanando ma io sono testardo e amo, anzi pretendo di scegliere: la strada da camminare la voglio disegnare a mia immagine e somiglianza e non percorrerla solo perchè è la più ovvia. Quindi anche tu se sei nato e vivi in una città dove credi che il mercato fotografico penda tutto da una parte inizia a guardare l’orizzonte, spalanca le braccia verso l’infinito e costruisci la tua splendida e personalissima strada .

  • LA POST PRODUZIONE

    Quanto conta la post produzione in fotografia? Siamo arrivati all’articolo spinoso, controverso, tecnico ma allo stesso tempo ideologico, insomma uno dei temi più difficili da affrontare: la post produzione. Se ne sentono di tutti i colori, viviamo nell’epoca dove la tecnologia sta superando in curva l’essere umano e sembra proprio che tra pochissimo non ci sarà più bisogno della maggior parte di noi per fare cose dove fino a ieri eravamo strettamente necessari. C’è chi ne parla malissimo e vede un futuro arido, privo di sentimenti e sentimentalismi, chi invece trova inarrestabile questo processo di cambiamento e ogni giorno sfrutta le costanti novità che la tecnologia ci regala. Ma in fotografia quanto conta la post produzione? E come andrebbe usata nel modo corretto? Chiaramente quello che ti voglio raccontare è il mio modo di vedere le cose, da professionista che nel corso di 10 anni ha visto dei cambiamenti enormi nel lavoro quotidiano. Model Michelle Zanatta - Ph Gianluca Minchillo - Mua Ilaria Arcaroli Già il digitale fu una rivoluzione fotografica, tanti ancora oggi sostengono che la vera fotografia si faccia solo ed esclusivamente a pellicola, c’è chi invece ha trovato il suo stile grazie al digitale, liberando delle risorse creative pressoché infinite. Molti sostengono che la fotografia abbia diritto di chiamarsi così soltanto quando la tecnica viene rispettata e quindi esposizione, inquadratura, messa a fuoco, scelta della focale, ecc, altri invece pensano che quella sia solo la base di partenza dell’immagine che poi deve necessariamente essere elaborata. Vorrei stimolarti ora ad avere un tuo pensiero prima di svelarti il mio, prima però per dovere di cronaca ti devo informare che anche a pellicola esisteva la post produzione . Sconvolgente vero? Eppure è così, quando i provini venivano esaminati si potevano correggere delle cose, aggiustare l’esposizione e perfino i colori, naturalmente con dei procedimenti meccanici e non digitali ma si faceva abitualmente nella fotografia professionale. Quindi in un certo senso la post produzione esiste da sempre. Ora le cose sono cambiate e tutto è diventato più facile e accessibile, oggi è possibile fare cose con pochi click che solo qualche anno fa impegnava ore se non giornate intere e a mio modo di vedere è una grandissima comodità, che si traduce nel perdere molto meno tempo, poter offrire prezzi ai clienti più bassi e poter acquisire più lavori. Si perchè ragionando da professionista bisogna fare sempre un’equazione: tempo = danaro . Ci sono moltissimi fotografi che hanno fatto della post produzione un elemento distintivo, penso ad Annie Leibovitz che ha evoluto la sua fotografia grazie alla post produzione, facendo diventare i suoi ritratti delle opere d’arte dal sapore pittorico e cinematografico. Credo che la post produzione sia un elemento fondamentale del processo fotografico e che una fotografia non si possa ritenere finita quando si preme il tasto di scatto, è un po’ come a pellicola, l’immagine era finita una volta stampata. Ora col digitale abbiamo la possibilità di poter fare molti più scatti ma questo non significa fare molte più fotografie , significa soltanto avere più possibilità creative e maggior margine d’errore ma la fotografia diventa tale una volta selezionata e post prodotta, non pretendo il passaggio finale della stampa perchè per molti utilizzi oggi è destinata alla fruizione digitale. La post produzione credo sia come un make up o un vestito in una persona. Farò l’esempio al femminile: una donna può essere bellissima ma con un trucco giusto per lei, un’acconciatura dei capelli impeccabile e un vestito che esalta la sua femminilità lascerà davvero senza parole, se dovesse essere invece vestita male, per niente truccata e spettinata noi tutti penseremmo che è un vero peccato, che quella donna è bellissima ma non viene valorizzata. La post produzione è esattamente questo: è vestire una fotografia, truccarla per esaltarne la sua bellezza. Avrai capito che tutto questo non ha nulla a che vedere con l’a.i. che crea immagini che non esistono, quella non è fotografia, è creare immagini in modo artificiale e probabilmente sarà il futuro per molte cose commerciali ma è un’altra cosa. Conclusioni Nella storia dell’arte si è sempre utilizzata la miglior tecnologia del momento e per come la vedo io quello che conta è il risultato. Il problema di questa ondata tecnologica che sta travolgendo le nostre vite è che la facilità di utilizzo ha sostituito la sapienza, pertanto pensiamo sia tutto negativo ma la realtà è che non ci si può improvvisare a fare qualcosa solo perchè un computer o un’app la fa al posto nostro. La bellezza non si trova e non si crea a caso, è un processo lungo di studio, prove e conoscenza . Qualsiasi grande musicista della storia oggi avrebbe composto la sua musica ugualmente, magari con tecnologie diverse ma chi oggi pensa di saperlo fare con delle scorciatoie 100 anni fa non avrebbe fatto lo stesso mestiere.

bottom of page